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Chi non ha mai avuto la depressione, ma quella vera, non il "mi sento un pò giù", non potrà mai capirla. E chi l'ha avuta non riuscirà mai a spiegarla. Ho sentito di persone che dicevano: "Avrei preferito una malattia, almeno c'è la possibilità di curarla." Nessuno la augura perchè ci si sente come morti viventi. Nulla ha più senso, nulla ha più scopo. Madri profondamente innamorate dei propri figli che non riescono nemmeno più ad accudirli, e questo dice tutto. E quando si sentono dire: "Ma esci di casa, trovati un interesse" guardano l'interlocutore come se fosse un alieno. Se non c'è l'energia vitale, non resta nulla. La società in cui viviamo ha portato ad un aumento della patologia tale che ora gli antidepressivi sono mutuabili, in quanto la depressione è riconosciuta come "malattia sociale". Non c'è una motivazione scatenante. Il mio primo attacco di panico l'ho avuto a 27 anni, in un momento in cui ero (secondo me) serena e felice. A 34 anni ho iniziato a prendere l'antidepressivo perchè mi accorgevo che piangere in mezzo agli scaffali del supermercato era il limite al quale ero raggiunta.
E piangevo (e che motivazione!) perchè i miei figli avevano i pidocchi in testa. Eppure avevo retto a tutto. Alla nascita di un figlio disabile, alla separazione, al dover affrontare scelte terapeutiche per lui da sola, a vivere da sola in una nuova città dove non avevo nessun parente al mio fianco. Non conoscevo nessuno. Avevo due figli di tre e due anni, un cane e avevo persino trovato un lavoro part-
Giovanna Spantigati