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Tre uomini

Tre giorni. In tre giorni se ne sono andate tre persone che ho avuto la fortuna di incontrare.

Andrea Pedrana, scrittore, persona meravigliosa.  Il detto “Testardo come un mulo” devono averlo inventato dopo aver conosciuto lui. Originale, incosciente, amante della vita, della sfida, dell’impossibile. Impetuoso, imprevedibile, giocava con la magia delle parole e trasformava il vissuto in stupore e meraviglia.

Franco Bomprezzi, giornalista, uomo profondamente equilibrato, gentile con tutti, pronto a combattere in prima linea per difendere i diritti dei più deboli, ma sempre con serenità, con il sorriso, con la competenza di un giornalista preparato, nulla a che vedere con i pseudogiornalisti che invadono i media e giornali pronti a speculare sulle disgrazie altrui.

Lui era costruttivo, pronto a mettersi a tavolino e discutere sia con i politici che con i più semplici cittadini. E quel che prometteva manteneva.

Antonio Loreti, un sorriso sempre per tutti, amava i bambini sordi e li aiutava con gentilezza, con delicatezza.

Anche a distanza di anni si ricordava di ogni singolo bambino ormai diventato adulto. Si ricordava delle loro peculiarità, di tutto ciò che di positivo vedeva in loro. Aveva sempre una carezza per loro, una parola di conforto per i genitori.  

I tre moschettieri sono volati verso il cielo, hanno deciso di festeggiare il Natale con il capo e di lasciarci qui da soli. Andrea era bellissimo, Franco mi appoggiava come un padre che sa ascoltare, rispettare, accettare ed aiutare. Antonio era una spalla, seppur lontana, ma sapevo che in qualche modo pensava a noi.

Mi sento un po’ orfana. In tre giorni. Nemmeno il tempo di elaborare. Sapete, il fatto è che quando persone così se ne vanno, ti rendi conto che ti hanno lasciato un eredità. Una responsabilità. Significa che devi portare avanti tu quello che facevano loro. E non è facile. Si, sento il vuoto. Anche se Andrea non lo vedevo mai, anche se Franco lo sentivo ogni tanto al telefono, anche se Antonio era a Roma da anni. Ma questo significa che la distanza non esiste, che il tempo non esiste e che nemmeno i pregiudizi han ragione d’essere.

Si, perché Andrea era affetto da nanismo, Franco un disabile in carrozzina e Antonio era Padre Loreti.

Giovanna Spantigati

 
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