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Sto ascoltando una meravigliosa canzone d’amore. E sto riflettendo, anzi, sto cercando di riflettere. Ma è difficile. Difficile pensare al significato dell’odio quando ti senti pervadere dall’amore. Difficile capire. Se fosse vero quello che appare, sarebbe impossibile comprendere. Madri che uccidono i figli. Ci sono sempre state. Fredda dichiarazione. Agghiacciante verità che crea una scissione. Come una mannaia che scende sulla nostra effimera realtà: due stati energetici diametralmente opposti.
Il dolore di una terra che piange e la rabbia di una terra che grida vendetta. Ma i nostri pensieri sono solo una proiezione dei nostri stati emotivi. Prima di scagliare pietre, prima di inveire, prima di condannare, prima anche di perdonare, prima di tutto, sedetevi davanti ad un fuoco. In silenzio. Accendetelo ed osservate la fiamma che si sprigiona dalla legna che arde in religioso raccoglimento.
La fiamma è splendida, bizzarra, vola ed è imprendibile. Brucia, farebbe male e noi non la tocchiamo, la osserviamo. Lo sappiamo fin da piccoli che non possiamo avvicinarci, ma ne abbiamo un profondo rispetto. Uccide e crea. Le ceneri si spargono e nuova vita rinasce. Profondo rispetto per quella legna che prima ci dava la vita e ora compie il suo ciclo per riscaldarci e per rinascere. Dimentichiamoci che il giudizio fa parte dell’essere umano, e che serve anche per la sopravvivenza.
Possiamo scegliere di non giudicare ciò che non possiamo comprendere. Ma non dimentichiamo mai che noi creiamo ciò che pensiamo. Se pensiamo al male, questo si manifesta. Se pensiamo all’odio, ce lo sentiamo dentro. Sentiamo la rabbia che sale, che ci rode e corrode. Si ripiega su noi stessi. E quanto fa male alla nostra piccola grande anima. E quanto fa male a quella piccola creatura che ha solo bisogno di preghiere per poter tornare ad essere un angelo. Il mondo è sempre stato una lotta fra il bene e il male. Crescono e si sviluppano in parallelo. Ma il male si sconfigge solo con la purezza di intenti, solo con l’amore. Non lo sconfiggeranno mai giornalisti impietosi, telecamere assetate di sangue, spettatori sanguisughe, pellegrinaggi laddove c’è ancora il dolore che arde e viene così rigenerato. Un bambino ha sofferto, una persona gli ha causato atroci sofferenze.
Due anime angosciate in modi diversi ma che hanno bisogno di tutto il nostro sostegno. Assolutamente facile per me parlarne in questo modo perché io sono un personaggio esterno e lontano. Ma è proprio così: sta a noi che siamo estranei tirare fuori l’amore puro, noi possiamo. Abbiamo un compito importante. Non stiamo inermi, non fingiamo di non far parte di questa energia che è la nostra vita, perché noi siamo un tutt’uno con ciò che ci circonda. Dalle persone agli animali alle piante. Alimentiamo il fuoco dell’amore, sciogliamo la catena della rabbia, noi possiamo fare molto. Preghiamo per Loris con gioia, con dolcezza, usciamo di casa e sorridiamo al primo bambino che incontriamo, lui ne sarà felice.
Giovanna Spantigati