Un'opportunità mancata - Giovanna Spantigati - Personal Web Site

Bookmark and Share
Vai ai contenuti

Menu principale:

Un'opportunità mancata

"Un essere imperfetto."

Nel 2010 sentir  una definizione del genere, riferita ad una persona disabile, non può non far riflettere.
La storia insegna che le crudeltà sono sempre esistite, ma la speranza comune è che ci sia un'evoluzione delle coscienze.
Ad ogni modo, dai Greci prima, che gettavano i disabili dal monte Taigeto, ad Hitler poi, che ordinò di sterminarli, i corsi e ricorsi storici non dovrebbero stupirci.

Sono tante - pura constatazione - le persone che provano un senso di fastidio, di paura e anche di repulsione di fronte ad un disabile. Credo che le motivazioni siano sostanzialmente due.

La prima è la non-conoscenza, quindi l'ignoranza, che fa sì che una persona non sappia come comportarsi con loro, e di conseguenza sia in imbarazzo e a disagio. Se sei cresciuto insieme ad una persona con disabilità o se sei abituato a frequentarla ovviamente la differenza non ti spaventa. Di solito, infatti, spaventa ciò che non si conosce.
L'altra motivazione è la proiezione delle nostre angosce che subentra quando il raziocinio non ci aiuta ad andare oltre alla paura dell'ignoto. È come dire che la giovane età giustifica alcune ansie,  l'esperienza no. Da qui la paura inconscia di diventare come loro; il terrore di diventare a tutti gli effetti "un imperfetto". È una squallida paura che evidenzia le nostre debolezze, le nostre insicurezze ed il nostro sentirci, di fondo, imperfetti. Il meccanismo di difesa ci fa allontanare quindi da una persona che riteniamo potenzialmente "pericolosa" perché intacca le nostre effimere sicurezze ed ecco che arrivano sentenze come: "Non potrei mai affezionarmi ad una persona disabile perché è imperfetta." Questa affermazione, fatta da uno che si definisce  mio amico, ma riportatami da altri - si sa, il coraggio è una dote di pochi - merita una replica. Innanzitutto il mio primo pensiero è quello che eviterò a mio figlio, ignaro di tutto, ovviamente, di frequentare questo Grog dei giorni nostri. (E' un personaggio dei fumetti inglesi "B.C." - Before Christ - ambientati nell'età della pietra. Grog era una sorta di anello di congiunzione tra la scimmia e l'uomo). Mica per altro, Emanuele gli parla senza sapere di essere considerato un essere imperfetto, gli dà fiducia e gli dà la mano ogni volta che lo vede.
Non posso illudere mio figlio che Grog sia una persona intelligente e non posso nemmeno spiegargli come viene visto da lui. In secondo luogo i miei 18 anni trascorsi con mio figlio devo dire che mi hanno fatto crescere e maturare tanto. Tanto da capire che non vale la pena rispondere alla stupidità, ma non per mancanza di coraggio - quello non manca mai per difendere il proprio figlio - ma semplicemente perché non cambierebbe le cose.

Quello che voglio dire è che ognuno di noi sulla terra ha l'enorme opportunità di crescere, di evolvere e intorno a noi ci sono situazioni, persone che in ogni momento della nostra vita ci obbligano a fare una scelta. Se evolvere o meno, se fare un salto di coscienza o rimanere nel limbo dell'ignoranza e della mediocrità. Mio figlio è una di quelle persone. Nel percorso della nostra vita, quando una persona speciale ti incontra tu puoi decidere cosa fare di quell'incontro. Se ignorarne l'esistenza o comprenderne il valore per arricchire la tua vita, la tua anima. Esiste il libero arbitrio, e se decidi di non guardare oltre, e di bruciare questa opportunità, tutto ciò avrà sempre e solo a che fare con la tua coscienza.  


Giovanna   Spantigati

 
 
Bookmark and Share
Torna ai contenuti | Torna al menu