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I miei articoli
Quando le persone ti feriscono, hai più possibilità di scegliere come reagire. A volte puoi anche decidere di non reagire. E non parlo di carità cristiana. Star zitti non significa esser sempre consenzienti. Significa aspettare il momento giusto. E' difficile per una persona impulsiva non agire. Ma quando capisci che nella vita tutto torna allora aspetti.
A volte, poi, puoi sempre decidere di ignorarle proprio perchè capisci che certe persone non meritano troppa importanza. E un silenzio prolungato può anche significare una totale mancanza di interesse. Meglio così. Non è indispensabile dire quel che si pensa se ciò che si pensa non ha più importanza. Certi sospesi, se ti volti a cercarli, non li vedi più perchè si sono dissolti. O sepolti, con le loro stesse mani.
A volte si sta in silenzio per rispetto nei confronti di terze persone coinvolte. A volte però accade che durante il silenzio si capisca quanto poco fosse importante prendersela. E non si tratta di sedersi sulla riva del fiume ed aspettare che passi il cadavere. Ti siedi sulla riva del fiume e ti accorgi di quanto sia bello il fiume e tutto ciò che ti sta intorno. E se nel frattempo passa il cadavere tu sei girato dall'altra parte a fare cose molto più interessanti che crogiolarti nel tuo ego.
Il motivo della delusione nasce dal fatto che siamo legati al ricordo di ciò che è stato. "Ognuno fa il suo tempo" frase crudele, non detta da me, ma reale. Ci si incrocia, si vede una persona attraverso la nostra modalità, le si attribuisce un ruolo. Perchè ciò che pensiamo di quella persona è esclusivamente legato a come siamo noi in quel momento. La delusione ovviamente è creata dalle aspettative. Di QUEL momento. Poi passa il tempo. E così come il sogno ti sembrava reale in QUEL momento, ma quando ti svegli perde di importanza e svanisce, così anche il ruolo di quella persona.
Si diventa selettivi, ma semplicemente perchè passando il tempo non si cercano più i consensi ma le affinità. Si scende sempre meno a compromessi. E si cerca la baita in montagna dove vivere da soli ma poter scegliere quando scendere nella civiltà e incontrare gli altri mantenendoli a debita distanza, fingendo pace, serenità interiore e saggezza. Si finge talmente bene che poi ci si crede. Il cervello, si sa, è stupido e crede a ciò che gli dici. E di conseguenza la pace arriva. Da una parte la corazza diventa spessa, dall'altra anche la consapevolezza e l'amore aumentano. Ti rendi conto che vivi appeso al filo della speranza, al limite di ciò che vuoi e puoi. In tutto questo, solo una cosa acquista un enorme valore, se sai coglierla. La bellezza di quel filo.
Giovanna Spantigati